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Le cùrune

Percorrendo stradine interpoderali, come ad esempio la “Camminata alta” di Braone, ogni tanto lo sguardo cade su dei pali quasi sempre di granito dell'Adamello piantati nei prati o nei campi coltivati.

Descrizione

Sono le “curùne” ,che non erano altro che scarti di pietre, ricavate da trovanti o da massi tolti dalle cave ,che venivano lavorate per ottenere travi e spallette per i portali delle corti o gradini delle scalinate dei sagrati delle chiese.

Infatti, non avendo dimensioni utili per manufatti edilizi o per arredi urbani ,secondo l'antica regola che nulla doveva andar perduto, procurando con punta e scalpello un incavo in una parte terminale dei suddetti pali di pietra, si poteva ottenere un utilissimo supporto nella costruzione dell'impalcatura necessaria a sorreggere i tralci e i rami pesanti della vite .

Le “curùne”, così chiamate forse perché circondavano i vigneti o forse perché la loro forma si presentava regale e superba o perché il loro nome derivava dal vocabolo dialettale ”culùne” (colonne), avevano la forma di parallelepipedi dagli spigoli irregolari, con dimensioni di solito15-20 cm e in altezza 200-250 cm .

Erano elementi che venivano conficcati nel terreno per cm50 circa dove iniziava o terminava la piantagione e nei punti strategici, sormontati da travetti legati nei loro incavi al fine ,come già accennato, di irrobustire il resto dell'impalcatura portante tutto il vigneto ,costituita quasi esclusivamente di pali di legno e da fili di ferro.

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Ultimo aggiornamento
14 settembre 2022